Come nasce una gara di auto solari?
O, meglio ancora: come è nata la South African Solar Challenge, prossima competizione a cui prenderà parte il team di Onda Solare?
Per fortuna il sito ufficiale di Sasol – ricco di materiale informativo – ci viene in aiuto, consentendoci di raccontarvi le origini di una delle manifestazioni di settore più importanti del mondo.
Cominciamo col dire che la Sasol – Solar Challenge è una competizione biennale che ha come obiettivo quello di essere il test definitivo per quanto concerne tecnologia e innovazione. Squadre locali e internazionali concepiscono, progettano e costruiscono veicoli a energia solare per attraversare il Sudafrica in un evento di otto giorni, gareggiando tra loro e dimostrando le loro abilità di progettazione, costruzione e strategia.
La sfida parte da Johannesburg e arriva a Città del Capo passando per Jeffreys Bay.
Come nella maggior parte di competizioni solari, anche nella Sasol esistono tre differenti classi di partecipazione, ciascuna con regole e obiettivi differenti: Challenger, Cruiser e Adventure.
Ma passiamo alla storia della gara sudafricana…
Il fondatore della South African Solar Challenge è Winston Jordaan, fisico e ingegnere informatico che, ispirato dalla prima partecipazione di una squadra sudafricana alla Bridgestone World Solar Challenge del 2005, decise che anche la sua nazione doveva ospitare una manifestazione di quel genere.
“Volevo portare quella tecnologia, quel tipo di innovazione a casa e volevo che le università sudafricane fossero ispirate e motivate a dimostrare che anche noi potevamo competere con i migliori al mondo. Non solo nell’ambito dell’energia solare ma anche nel lavoro di squadra, nell’innovazione, nei materiali, nella scienza, nell’elettronica e nell’ingegno puro”, racconta Jordaan.
“Era un gruppo eterogeneo di appassionati dilettanti che hanno fatto del loro meglio, ma le loro macchine non erano molto efficienti. Il miglior team sudafricano riuscì a percorrere solo 500 km in otto giorni, e l’intero convoglio di persone poteva essere stipato su un autobus”, ricorda il fondatore della competizione.
Tre anni dopo, nel 2008, nasce la Sasol: alla prima edizione parteciparono solo sette squadre, tra le quali solo una internazionale che non incontrò una vera e propria opposizione da parte dei concorrenti locali: vinse così – senza troppi sforzi – la Tokai University di Tokyo.
Oggi le cose sono molto diverse: il settore dell’automotive ad alimentazione solare ha fatto enormi passi avanti, i partecipanti provengono da Hong Kong, Ungheria, Giappone, Polonia, Paesi Bassi, Qatar, Belgio, Turchia e, dall’edizione 2024, anche dall’Italia.
La competizione di conseguenza è molto più serrata ed agguerrita.
Nel 2012, il percorso della Sasol era soprannominato “il giro lungo” e l’evento era uno dei più impegnativi dell’epoca. Nel 2014, il percorso venne nuovamente cambiato con l’aggiunta di circuiti giornalieri, dando ai team l’opportunità di percorrere chilometri extra, nel caso riuscissero a generare energia in eccesso: una caratteristica di gara rimasta sino a oggi.
Nel 2016, la Sasol Solar Challenge ha visto la più grande varietà di squadre locali e internazionali della sua storia, con l’aggiunta non trascurabile del supporto di uno sponsor principale.
In questa annata ci fu una epica battaglia epica tra le due migliori squadre: quelle delle università di Tokai e Delft.
Una sfida ripetutasi più e più volte nel corso delle varie edizioni della competizione sudafricana: su sette edizioni, tre se ne sono aggiudicate i giapponesi, quattro gli olandesi.
Nonostante il predominio delle due università estere, i team locali sono cresciuti esponenzialmente, dando battaglia anche a realtà fortemente consolidate nel tempo. Tant’è vero che la Sasol ora prevede un premio per la migliore squadra africana della competizione: l’ingresso automatico nel campionato mondiale della Bridgestone World Solar Challenge.
Nel 2019 Winston Jordaan “vende” la Sasol Solar Challenge a Robert Walker, la cui società di eventi aveva già gestito l’edizione del 2018. Oggi l’organizzazione della Sasol Solar Challenge conta oltre 350 persone, incluse squadre di supporto, personale medico, veicoli dei media, troupe televisive, ristoratori, stazioni meteorologiche mobili e team di analisi specializzati.
Il tutto con la guida e il supporto del fondatore e direttore di gara della Bridgestone World Solar Challenge, Chris Selwood.
Dopo questa panoramica su una delle competizioni di auto solari più importanti al mondo, a circa un mese dallo “start” di partenza, abbiamo deciso di raccontare quali sono le nostre aspettative rispetto alla gara, ponendo 3 domande a chi guiderà materialmente Emilia 5 nella gara sudafricana.
Il primo interpellato è Riccardo Zamagna, pilota e stratega del team, al quale abbiamo chiesto: quali tappe del percorso di gara ti preoccupano maggiormente? Perché?
“La tappa che temo è sicuramente la seconda (la Marathon) perché dalle 17:00 a mezzanotte solo 3 persone potranno lavorare sulla macchina: dovremo scegliere con oculatezza, individuando dei membri del team che sappiano fare un po’ di tutto. Anche perché sarà il secondo giorno di gara di Emilia 5, quindi non conosceremo ancora bene il comportamento dell’auto.
L’altra che mi genera un po’ di tensione è la penultima, quindi la settima. Per regolamento, di questa tappa non sapremo nulla fino alla sera precedente: né il percorso, né i control stop.
Quindi dovremo farci trovare pronti e lucidi nel decidere come affrontare la strada del giorno seguente. Fortunatamente, dopo 7 giorni di competizione, dovremmo avere maggior confidenza con Emilia 5, rendendo la difficoltà della situazione più affrontabile”.
Dopo Riccardo, decidiamo poi di parlare con Morena Falcone, capo della squadra di laminazione, web designer e, ovviamente, pilota.
Quale team rivale della categoria Cruiser temi di più?
“Gli altri 2 team che gareggeranno nella categoria Cruiser saranno Evnxt e Unisolar: nel 2022 e nel 2023 entrambe le squadre hanno partecipato alla Ilanga Cup, gara di 8-12 ore nel Red Star Raceway Circuit dove noi saremo la prima settimana di test. Si tratta quindi di team e veicoli rodati, con già molti km alle spalle: questo è sicuramente un elemento da tenere in considerazione.
Essendo Emilia 5 nuova di zecca, la competizione è sentita molto come gara del team contro se stesso. Servirà ad avere la misura di quanto buono (o cattivo) è stato il lavoro svolto fino a ora, in relazione sia agli altri team in gara sia a Onda Solare stessa, confrontando le prestazioni di Emilia 5 con quelle del veicolo precedente, Emilia 4″.
Ultimo (ma non per importanza) fra i nostri intervistati è Ruggero Malossi, co-fondatore, Presidente di Onda Solare e pilota di Onda Solare che ha all’attivo il maggior numero di km percorsi sui veicoli solari del team.
Quale aspetto della macchina ti fa sentire più tranquillo e quale invece ti preoccupa?
“Emilia 5 è il frutto del lavoro di una squadra che sta insieme e partecipa a competizioni internazionali da molto tempo. A breve ricorrerà il ventennale della nostra prima partecipazione alla Bridgestone World Solar Challenge: da allora ogni membro della squadra è cresciuto in esperienza e le competenze tecniche delle ragazze e dei ragazzi di Onda Solare si sono evolute (in accordo con quelle della comunità scientifica internazionale). Senza considerare i miglioramenti dei componenti – e dei loro sistemi di lavorazione – utilizzati per Emilia 5.
Questa è una grande forza.
L’altra faccia della medaglia è rappresentata dal fatto che Emilia 5 è un prototipo di recentissima finalizzazione, quindi non abbiamo effettuato tutti i test che avremmo voluto: la Sasol sarà effettivamente il suo battesimo in gara. Questo potrebbe aumentare la possibilità di problematiche. Ma dopotutto è normale: è la natura stessa dei prototipi”.
Nel corso di questo articolo abbiamo fatto cenno a regolamenti di gara e alle diverse classi che compongono una competizione solare… vorreste saperne di più?
Continuate a seguire il nostro Diario di bordo e chissà che nelle prossime settimane la vostra sete di conoscenza non possa essere rinfrancata!