Secunda, Sudafrica,13 settembre 2024.
Stefano Maglio – nostro Team Leader – come ogni figura manageriale con responsabilità gestionali è estremamente esigente con sé stesso e con i membri del team. Non sono rari i momenti in cui lamenta (eufemismo) pecche organizzative e logistiche che minano le performance della squadra.
Mugugnone incallito, o nelle sue parole c’è un fondo di verità?
Chiunque osservi i membri di Onda Solare in azione, si trova davanti un gruppo di persone estremamente eterogeneo: giovani universitari pronti a cominciare il proprio percorso nel mondo come novelli adulti, professori un po’ più attempati che non riescono ad abbandonare il sogno di celle fotovoltaiche su ruote in mezzo al deserto, volontari desiderosi di dare una mano (forse anche due!) per quella che reputano una causa giusta e meritoria.
Chiamateli avventurieri, o sognatori pragmatici, se lo preferite: quel che è certo è che si tratta di ragazze, donne, ragazzi e uomini di scienza. Ingegneri meccanici, aerodinamici, elettrici: gente che bada al sodo, calcola, crea modelli per poi distruggerli fino al raggiungimento del risultato empirico desiderato. Corretto, puro, essenziale e complesso allo stesso tempo.
Eppure stanno qui, in Sudafrica, fuori dai laboratori e dalle aule, spesso e volentieri a spese proprie, sferzati dal vento polveroso e bruciati dal Sole, con uno scopo preciso che ha un sapore ibrido fra sogno e utopia: rivoluzionare il modo di concepire la mobilità.
Dare il proprio contributo per invertire – in parte – la rotta che abbiamo intrapreso come genere umano e che, pare, ci condurrà in acque agitate.
Lo fanno in maniera perfetta, ordinata e con una ferrea pianificazione?
Probabilmente no, ma gli occhi di chi scrive – osservatore silenzioso di questi minatori solari – possono testimoniare unità di intenti, sacrifici (tanti e di vario tipo) e ovviamente la voglia di divertirsi facendo insieme qualcosa di importante, di rilevante.
E allora, camminando tra il campo base e i box di Onda Solare si trova il gruppo dei “trovarobe”, uomini e donne della logistica che riempiono le pance di tutti noi, coccolano il nostro spirito e coprono i nostri corpi dall’improvviso gelo notturno del Sudafrica.
Sono Giacinto, Loretta, Filippo, con le paste al sugo che rigenerano dopo una giornata coi ferri in mano e un berretto caldo comprato da Decathlon.
Ci sono Mauro e Ruggero, i primi che hanno creduto nel progetto e lo hanno spinto nel mondo come un figlio. Mauro, che nonostante le 65 primavere non si risparmia un secondo di ogni giorno che il dio Apollo manda in terra: “sono pigro”, dice, piegato a lavorare su Emilia 5, al freddo, fino alle 11 di sera. Ma chi gli crede?
Ruggero, che rifiuta di misurarsi il febbrone che ha addosso perché il lavoro di cui necessita la macchina è più importante di una tachipirina e del letto caldo.
Inoltre, si può lasciare che sia solo Morena a guidare la ragazza rossa su gomme? Guai!
E poi Giangiacomo, per i suoi ragazzi “Prof”, che tesse rapporti, manda avanti il progetto tra burocrazia, finanziamenti inseguiti, sguardi sornioni, mail formali e battute dall’animo genuinamente riminese. Non che si risparmi due passi di danza accennata su Battiato o una cantata di “Cara ti amo”, bene inteso. Anche professori e ingegneri sono esseri umani, dopotutto.
Ogni progetto ha il suo collante, che nel caso di Onda Solare porta il nome di “Morena”, l’ingegnera-pilota dallo spirito umanista (o almeno così dice) che coccola Emilia con l’amore e le cure che solo una mamma può avere per la quintogenita di questa strana e bellissima famiglia allargata.
Riccardo, lo stratega estroverso e sorridente che, come il Leone di Oz, deve solo scoprire di avere già cuore e coraggio sufficienti a sorreggere il suo talento.
O, ancora, Giulia, Douae, Saina, Nicole, Laura, Alessandro, Gabriele, Andrea e anche tutti gli altri rimasti in Italia, a cui spero non faccia troppo difetto questa fugace citazione conclusiva; il viaggio africano è appena all’inizio: ci sarà modo e tempo per raccontarveli.
Ora che il cerchio si è chiuso, ritorniamo a Stefano, il nostro Team Leader schiacciato tra telefonate, mail, prenotazioni, briefing, richieste, insubordinazioni e lavori sul corpo fiero ed elettrico di Emilia.
Sì, ingegner Maglio, il tuo gruppo è strano, variegato, a volte non organizzato al meglio, ma da sempre col Sole nel cuore e la voglia di spaccare l’Universo.
Cose che già sai, visto che sei tu a guidarli, checché tu ne dica.
Oggi si parte, ci risentiamo lungo la strada.