In volo sopra il continente africano, 24 settembre 2024.

Nel precedente capitolo del Diario di bordo avevamo promesso che ci sarebbe stato un ultimo aggiornamento prima della conclusione del viaggio, e non vi abbiamo mentito: anche il ritorno a casa è parte dell’avventura.

Avventura che, per inciso, pare non terminare più: l’impressione è che l’Africa ci voglia stringere a sé per sempre. Dopo 24 ore di riposo – tra incontri con pinguini e struzzi, fotografie a Kudu al pascolo e paesaggi mozzafiato a Capo di Buona Speranza – è ritornata puntualmente la fatica.
Concludere una trasferta di questo genere significa anche ricoverare Emilia 5 per il suo viaggio di ritorno in nave, preparare materiali, imballare attrezzi, valige, riconsegnare veicoli: tutte operazioni che comportano un certo stress e una buona dose di frenesia.

Il Kalahari in fiore: uno spettacolo che non dimenticheremo mai.

Se poi si aggiunge che Lufthansa, complice uno sciopero nazionale degli operatori delle compagnie di volo, ci ha sparpagliati per mezza Europa sulla strada per Bologna… beh, diciamo che Ulisse può venire a spicciarci casa.

Vi basti sapere che per ritornare ai suoi affetti Alessandro è dovuto passare da Johannesburg, Cairo e poi da Istambul.
Riccardo è tornato a Cesena via Uzbekistan… Ce lo ha mandato Stefano.

Giangiacomo, Laura e Nicole ci hanno aperto la strada due giorni fa, Andrea, Giacinto, Loretta e Filippo sono decollati ieri, mentre domani la nostra retroguardia – formata da Giulia e Ruggero – abbandonerà la terra sudafricana.

Ruggero e Giulia, sorridenti e pronti a tornare a casa!

E ora, nei nostri sedili d’aereo, accompagnati da pasti e compagni di viaggio a porzione singola, ritorniamo col pensiero agli ultimi venti giorni, che a molti di noi sembrano cinquanta: sensazione normale quando si vivono periodi densi di informazioni, situazioni, incidenti e input generici che ci allontanano dal nostro quotidiano. In Sudafrica, come sapete bene, di dinamiche del genere ne abbiamo ricevute una razione più che abbondante.

Lo sapete perché abbiamo condiviso con voi alcune delle nostre dinamiche interne, le difficoltà climatiche, la gara e il suo contesto, astenendoci però dal fare pornografia narrativa mostrando la miseria, la fame, il disagio; non abbiamo postato reel o esposto cover di articoli con i membri del team attorniati da bambini ai Control Stop e abbiamo appena accennato alle situazioni lancinanti che abbiamo vissuto ogni giorno.

È stata una scelta precisa, voluta, e la rivendichiamo: certi contrasti è giusto che ognuno di noi – se lo desidera – li viva sulla propria pelle, senza che qualcuno ci giochi sopra per un marcissimo like in più.

I contrasti sudafricani in una foto.

Emilia 5 ha trionfato nella categoria Cruiser e il team ha vinto l’Innovation Award per il sistema di sospensioni posteriori della ragazza in rosso; Onda Solare si prende anche un’altra soddisfazione: è l’unico cruiser della storia della Sasol – Solar Challenge ad aver completato il percorso stabilito senza mai caricare il veicolo sul trailer.

Credeteci: nelle condizioni di questa competizione non è una cosa da poco, specialmente se si pensa che ogni altro team (challenger inclusi) ha optato per questa scelta logistico-strategica.

La gara è stata estrema, ci ha sfiancati, privati del sonno, messi davanti a strade rotte, ingorghi urbani e strategie da rifare all’improvviso, eppure non ci siamo disuniti nonostante i momenti di tensione e le situazioni in cui abbiamo pensato che non ce l’avremmo fatta.

Toh: guarda chi si incrocia all’aeroporto di Zurigo!

Ma soprattutto, ancora una volta, insieme alle altre squadre abbiamo dato una dimostrazione pratica di come la mobilità su strada possa essere più sostenibile; riprendendo le parole di Robert Walker, il direttore di gara:

“Questa è la sfida più estrema al mondo per auto solari. Quello che si testa qui non è solo l’efficienza di un veicolo; è l’efficacia di un’idea che potrebbe cambiare il mondo. Voi tutti siete di ispirazione ed esempio per coloro che credono in un futuro libero da motori endotermici e combustibili fossili”.

E allora, per riprendere retoricamente un’immagine di cui siamo stati testimoni nei giorni scorsi, possiamo dire che – forse – nel deserto di un mondo prono alle logiche del petrolio e dei suoi derivati, i germogli in fiore siamo noi, partecipanti di questa Sasol – Solar Challenge 2024.

Ora lasciateci crescere.

Emilia 5 è frutto del progetto GreenWave, finanziato dall’Unione europea NextGenerationEU attraverso MOST – Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile. Tramite la collaborazione con 24 università, il CNR e 24 grandi imprese, MOST ha infatti la missione di implementare soluzioni moderne, sostenibili e inclusive per l’intero territorio nazionale e si occupa di rendere il sistema della mobilità più “green” nel suo complesso e più “digitale” nella sua gestione. Lo fa attraverso soluzioni leggere e sistemi di propulsione elettrica e a idrogeno; sistemi digitali per la riduzione degli incidenti; soluzioni più efficaci per il trasporto pubblico e la logistica; un nuovo modello di mobilità, come servizio, accessibile e inclusiva.

Due parole sull'autore

Marco Piva

Lesto messaggero e amico di Apollo,
volando coi miei celebri calzari,
racconterovvi dell'auto-controllo

che un gruppo di bislacchi e pazzi vari

esegue con assurde capriole

più d'Icaro mentre rincorre il Sole.

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