Chiunque si muova nel settore dell’automotive, per lavoro o per passione, almeno una volta nella vita si è sentito rivolgere la fatidica domanda: come si costruisce un’auto?
Nell’immaginario comune – dettato dalle immagini proposte da spot, documentari e telegiornali – in capannoni asettici si muovono giganteschi bracci robotici da catena di montaggio. Saettano frenetici, spostano telai e semiassi, posizionano motori, saldano componenti e verniciano con movimenti secchi carrozzerie di utilitarie, berline e supersportive, senza distinzione alcuna.
Poi il rullo della catena si muove in avanti, trasportando vetture incomplete fino alle mani di addetti in carne e ossa che vi installano sedute e componenti di arredo, essenziali o lussuosi, a seconda della tipologia di automobile in fabbricazione.
Sono immagini che trasmettono un’idea di precisione, efficienza, ma anche di grande freddezza e, soprattutto, spersonalizzazione. Come normale che sia, trattandosi di una produzione massiva che genera ogni anno 720.000 nuove unità, considerando solo quanto avviene nella nostra penisola. Un campione che, oltretutto, nell’epoca moderna delle delocalizzazioni aziendali non è neppure vagamente significativo rispetto a ciò che avviene su scala globale.
Se si sposta lo sguardo verso realtà di settore più minute e sperimentali, come nel caso di Onda Solare, associazione sportiva costruttrice di veicoli fotovoltaici e fiera fautrice di una mobilità totalmente sostenibile, la musica cambia notevolmente. Quasi osservassimo due universi distanti eoni l’uno dall’altro.
I bracci meccanici spariscono, lasciando posto a braccia (e volti, e mani, e cervelli!) umane.
A monte del processo costruttivo c’è ovviamente la fase di studio più importante per qualsiasi veicolo: l’aerodinamica. Qui entrano in gioco i designer (nel caso di OS il nome di riferimento è quello di Davide Grandini) che progettano e disegnano su programmi CAD.
In parallelo, gli aerodinamici di Onda Solare – Stefano Maglio e Marco Giachi – procedono attraverso una lunga serie di simulazioni al PC per ottenere il risultato ingegneristicamente ottimale.
I risultati ottenuti da Davide, Stefano e Marco devono poi raggiungere il compromesso che garantisca a Emilia forme gradevoli e, soprattutto, aerodinamicamente performanti.
Il più delle volte si arriva a un punto di incontro senza scontri all’arma bianca… in Onda Solare siamo persone civili e ci confrontiamo pacificamente, a prescindere dalle divergenze di opinioni tra designer e ingegneri!
A cascata, dopo la definizione dell’aerodinamica, si cominciano a sviluppare meccanica, elettronica e si procede alla realizzazione del pannello solare.
Per quanto concerne la meccanica, Onda Solare ha dalla sua l’esperienza del professor Giangiacomo Minak, docente di Ingegneria meccanica all’Università di Bologna e della ricercatrice universitaria Ana Pavlovic.
I due si occupano della maggior parte degli elementi strutturali del veicolo (chassis, roll-cage, gruppo sospensioni) che vanno laminati in fibra di carbonio, curati in autoclave, lavorati e, spesso, testati con analisi distruttive per verificarne le proprietà meccaniche.
E chi è che, facendo un po’ il Geppetto della situazione, dà vita a ciò che è ancora solo un progetto?
A ritrovarsi in officina, ogni sabato dell’anno, troviamo gli addetti alla laminazione Riccardo, Alfred, Edoardo, Gabriele, Paolo e Filippo: un variegato gruppo di ragazzi che non ha paura di sporcarsi le mani! I laminatori in erba sono guidati da Morena – “capo laminatore” all’interno del team dal giorno 2 – con incalcolabili ore di laminazioni alle spalle!
La progettazione e l’assemblaggio del pannello solare e dei motori elettrici che, di fatto, muovono le nostre vetture solari, sono invece territorio rispettivamente di Francesco Cassarini e Gabriele Rizzoli i quali, realizzati i componenti, ne verificano l’efficienza.
Aerodinamica, meccanica, elettronica… divisioni differenti, componenti diversi, approcci distinti… Uniti però da un obiettivo comune: la nascita di Emilia 5, nuova figlia del team di Onda Solare da lanciare su strada, pronta a macinare chilometri solo con l’energia del Sole.
Beh, ma senza quella Vecchia Roccia Carboniosa del Mauro Sassatelli non si sarebbe fatto, e ancor non si farebbe, gniente (con la gn).