Leggendo la pagina Wikipedia dedicata a Onda Solare si apprende che quest’ultima “è una Associazione Sportiva Dilettantistica specializzata nell’impiego di materiali e tecnologie avanzate per la mobilità sostenibile”.

L’enciclopedia web prosegue raccontando come la nostra realtà è “formata da professori, ricercatori e studenti dell’Università di Bologna, insieme a professionisti, costruttori e semplici appassionati […]. L’obiettivo generale è quello di dimostrare come risulti possibile utilizzare l’energia solare per una mobilità efficiente ed ecologica”.

A questo punto, come è accaduto più volte – ve lo assicuriamo – nella mente del lettore si palesa un dubbio legato alla natura più essenziale di Onda Solare: dove si posiziona il confine tra ricerca scientifica e disciplina sportiva, tra competizione e innovazione tecnologica?

Test aerodinamici su modellini effettuati nella galleria del vento dell’Università di Bologna

Un individuo all’oscuro delle attività portate avanti dalla nostra associazione, dopo aver letto articoli in cui si racconta di gare, checkpoint, giudici e team solari da tutto il mondo, nel sentir parlare contestualmente di Ricerca & Sviluppo potrebbe domandarsi quanto lo sport influenzi la ricerca e viceversa.

Per chiarire questo aspetto ci potremmo produrre in una “lista della spesa” dove si evidenzia come Onda solare – nel corso degli anni – abbia attivato decine di scambi scuola-lavoro per studenti o un numero incalcolabile di tirocini curriculari per universitari.
Oppure potremmo menzionare le tante occasioni in cui i nostri prototipi sono stati oggetto di progetti di ricerca, tesi di laurea o di dottorato.

Aggiungeremmo carico al carico elencando gli articoli scientifici partoriti da dottorandi e professori, o le moltissime figure professionali formate da Onda Solare che lavorano con profitto e soddisfazione nella Motor Valley.
Ma sarebbe una procedura spersonalizzante e, molto probabilmente, poco efficace.

Se poi fossimo vanesi e incredibilmente autoreferenziali potremmo concentrarci sulla nostra partecipazione a TEDx quando presentammo Emilia 2, parlando contestualmente di mobilità sostenibile. O, meglio ancora, ci potremmo pavoneggiare delle volte in cui il frutto del nostro sudore è stato esibito in mostre o musei in tutto il mondo (sì, Emilia è stata in Serbia e in Cina a farsi ammirare), delle occasioni in cui abbiamo avuto modo di parlarne in radio o addirittura in spettacoli teatrali.

Francesco, il nostro progettista di pannelli solari, racconta Onda Solare a TEDx

Ma gonfiare le piume e farsi belli non rientra nel nostro DNA. Siamo studiosi, meccanici, elettrici, aerodinamici: badiamo all’efficienza, ai risultati, al lavoro prodotto nel corso del tempo attraverso lo sforzo collettivo.

Vi racconteremo quindi un paio di casi relativi a persone che hanno legato a doppio filo le proprie vite e carriere con Onda Solare. Per motivi di privacy li indicheremo con dei nomi di fantasia: Stefano e Morena.

Mauro, co-fondatore di Onda Solare, insieme a Stefano

Stefano comincia gli studi per diventare ingegnere aerospaziale nel 2004; al termine del percorso universitario, nel 2007, il suo relatore delinea per gli alunni gli argomenti plausibili per una tesi di ricerca scrivendoli su una lavagna: fra questi ci sono anche le due parole “auto solare”. Un concetto a dir poco affascinante che, oltretutto, all’epoca rappresentava innovazione pura.

Stefano viene accompagnato dal professore a Castel San Pietro Terme per conoscere la realtà che, di lì a qualche mese, avrebbe generato la sua tesi. Qui il laureando comincia a lavorare sul calcolo dinamico, sul dimensionamento di un passaruota e sullo studio dei materiali compositi. Lo stimolo per muoversi verso qualcosa di più “ampio e interessante” è spontaneo: iniziano così la ricerca sull’aerodinamica della macchina.

A sedici anni da quel primo ingresso in Onda Solare Stefano è ancora un volontario attivo, Team Manager e Aerodinamico del gruppo di lavoro; l’esperienza maturata in officina in questi tre lustri lo hanno agevolato nel suo cammino lavorativo, garantendogli contratti con i più importanti costruttori automobilistici italiani.

L’esperienza di Morena in Onda Solare ha molto in comune con quella di Stefano: al termine della laurea magistrale sta scrivendo la tesi. La sua supervisor la indirizza verso Onda Solare e, al primo contatto con Mauro, il monito è lapidario: “Ben venga se vuoi collaborare. Noi siamo in officina il sabato da mane a sera, ma sappi una cosa: c’è un bel po’ da lavorare”.
La studentessa di belle speranze comincia subito a lavorare sull’aerodinamica della nascitura Emilia 4, vettura solare proiettata verso la competizione dell’American Solar Challenge.

Parlavamo di spettacoli teatrali dove è stata coinvolta anche Onda Solare. Indovinate chi è stata la nostra voce sul palco!

Nel frattempo, vista la fascinazione di Morena per il nuovo ambiente, l’argomento della tesi si modifica, diventando così uno studio sperimentale di fluidodinamica.

Il legame con Onda Solare non si esaurisce con la progettazione dell’auto e la partecipazione alla gara americana: Morena decide infatti di proseguire la sua carriera accademica come dottoranda anche per la libertà che l’Università le garantirebbe in termini di partecipazione con l’Associazione Sportiva di Castel San Pietro.

La nostra Capo-Laminatrice è tuttora volontaria per Onda Solare, realtà che le ha consentito di maturare un’esperienza considerevole sui materiali compositi, settore che rappresenta anche la sua attività lavorativa attuale.

Quelli che vi abbiamo descritto sono solo due dei tanti percorsi personali e professionali che si sono intrecciati indissolubilmente con Onda Solare, realtà che oltre ad aver formato centinaia di menti rappresenta uno stimolo per la ricerca scientifica, coniugando competizione sportiva, abnegazione e ambizione legata a un futuro pienamente sostenibile.

Due parole sull'autore

Marco Piva

Lesto messaggero e amico di Apollo,
volando coi miei celebri calzari,
racconterovvi dell'auto-controllo

che un gruppo di bislacchi e pazzi vari

esegue con assurde capriole

più d'Icaro mentre rincorre il Sole.

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  1. Perché secondo voi non si riescono ad omologare auto solari per la loro produzione in serie? Costi eccessivi? Poteri forti (nella fattispecie i colossi petroliferi)? Ho visto che la tedesca "sono motors" consente la prenotazione dei suoi modelli ma non esiste una data in cui potranno essere effettivamente acquistate ed immatricolate…pensando a mio figlio di quattro anni, sono molto pessimista per il pianeta che stiamo per lasciargli

    1. Partiamo col dire che le auto solari sono fondamentalmente auto elettriche alimentate da un pacco batteria con, in più, dei pannelli solari che forniscono un più contenuto contributo energetico.
      Viaggiare solo ed esclusivamente a energia solare è oggettivamente difficile ma possibile nel caso in cui l’energia richiesta dai motori elettrici non superi quella assorbita dai pannelli solari.

      Considerando di dover percorrere un tracciato pianeggiante in una giornata soleggiata, un’utilitaria solare che viaggia a 50 km/h ha sicuramente più probabilità di muoversi a energia solare rispetto a un SUV solare che viaggia a 100 km/h, ed è questo il cuore della questione.
      L’esempio ha come condizioni di partenza le migliori (sole e nessun dislivello), ma il succo è che finché non cambierà il nostro modo di intendere la mobilità sarà difficile vedere un’auto solare per le nostre strade.
      Il pannello solare non sarebbe un valore aggiunto sufficiente da giustificarne l’adozione.

      C’è comprensibilmente molta resistenza da parte dell’utente medio quando si parla di sacrifici e dover rinunciare a comprare il macchinone o a correre la Le Mans per le strade urbane, tutto solo per ridurre i consumi, sono concetti che faticano a essere metabolizzati.

      Finché non capiremo che per spostarsi non servono veicoli pesanti tonnellate (il cui maggior consumo è quello per muovere se stessi), che andare a tutta velocità in città per brevi tratti è inutile (a Bologna le statistiche dimostrano che la media è inferiore ai 30 km/h, in altre città italiane questo valore è ancora minore), non vedremo mai veicoli solari prodotti in serie.
      Prima di ogni altro ostacolo (costi, multinazionali petrolifere) è la nostra mentalità a dover cambiare.

      Noi, nel nostro piccolo, proviamo a dimostrare che è possibile.
      I velicoli di Onda Solare rappresentano un’idea estremizzata di mobilità solare: certo non è pensabile che una vettura costruita interamente in fibra di carbonio rientri nei costi medi di un’utilitaria da città o che gli interni di una vettura di serie siano “essenziali” come quelli del nostro primo cruiser da competizione, Emilia 4, ma il messaggio è che ridurre le velocità di crociera e i pesi ti permette di consumare molto meno (già, banale!).

      Nel 2018 abbiamo vinto l’American Solar Challenge, gara di quasi 2800 km dal Nebraska all’Oregon, partendo sì con la batteria carica, ma senza mai ricaricarla da rete e sfruttando solo ricariche solari durante il percorso.
      Abbiamo mantenuto una media di 55 km/h, non tutte le giornate sono state soleggiate (ricordiamo tutti i temporali!) e il tracciato era tutt’altro che pianeggiante (care Montagne Rocciose, non ci siamo dimenticati neanche di voi!).

      Pensiamo sia un buon esempio per chi è ancora scettico! ☀

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